Cresce il numero di test e report che testimoniano la presenza di livelli elevati di sostanze tossiche nei capi commercializzati da alcuni colossi cinesi, tra cui Shein. Lo comunica Federconsumatori.
Recentemente, la testata tedesca Oko-Test ha effettuato delle analisi rilevando in alcuni capi tracce di piombo e cadmio, antimonio tossico e dimetilformammide. Dai test è emerso, inoltre, che alcune scarpe contenevano livelli elevatissimi di ftalati (superiore di 15 volte al limite della direttiva europea REACH).
Si tratta di sostante potenzialmente dannose per chi le indossa, in grado anche di causare anche malattie dell’epidermide, fino a incidere sulla fertilità e sullo stato di salute.
Anche i test condotti sulla resistenza dei prodotti, in particolar modo le scarpe, hanno lasciato molto a desiderare: riporta sempre Oko-Test che “un paio di pantofole leopardate da donna sono durate appena 14mila passi prima di rompersi”.
Si tratta, in particolar modo con riferimento alle sostanze chimiche contenute nei capi, di una pericolosa minaccia per la salute dei consumatori.
Negli stessi giorni un’indagine Confesercenti-Ipsos rileva che il mercato della moda second hand vale 6 miliardi di euro e che negli ultimi 12 mesi più della metà degli italiani (56%) ha acquistato articoli di seconda mano. Scelte legittime e comprensibili in un momento di difficoltà economiche ma occorre sempre consigliare attenzione e responsabilità e ricordare che il prezzo non è tutto. I rischi che si nascondono dietro la fast-fashion sono molteplici, a partire dallo sfruttamento dei lavoratori (anche minori) e dall’impatto sull’ambiente (determinato non solo dal gran numero di km di trasporto, ma anche dalle microplastiche e dalle sostanze che questi prodotti rilasciano). Le scelte che compiamo sono importanti, impariamo a farle valere e a richiedere la giusta qualità.