E’ passata la Pasqua e sono in arrivo i ponti del 25 aprile e del 2 maggio, continuano quindi le vacanze degli italiani. Nei prossimi ponti a partire sarà circa 1 famiglia su 5 e cresce il numero di chi si allontanerà dall’Italia (solo l’89% trascorrerà i ponti entro i confini nazionali). La modalità di viaggio resta improntata al risparmio: le famiglie, infatti, già dovranno fare i conti con costi dei biglietti dei mezzi di trasporto che, anche quest’anno, hanno registrato aumenti spropositati rispetto ad altri periodi dell’anno: +51% per i treni, +86% per i pullman, per i voli sulle tratte nazionali +60% e +41% per quelle internazionali.
Visti questi aumenti, in molti cercheranno di abbattere i costi dell’alloggio, ricercando ospitalità presso amici e parenti, oppure cercando appartamenti in affitto, che risultano sempre più economici degli hotel, anche se si riduce di anno in anno il margine di convenienza. Gli appartamenti destinati ad affitto turistico, infatti, non sono immuni dall’aumento di prezzo: rispetto allo scorso anno si registrano incrementi dal 10% al 24%.
Visto l’elevato numero di prenotazioni presso queste strutture, Osservatorio Nazionale Federconsumatori e Isscon hanno aggiornato la propria ricerca sulla regolarità e la sicurezza degli affitti brevi nelle città italiane. I dati emersi, seppur segnino un aumento delle strutture regolarmente dotate di codice identificativo, rivelano una situazione ancora fortemente carente e allarmante sul piano della sicurezza: ancora solo 1 struttura su 9 è pienamente regolare.
L’adeguamento alla normativa
Il primo gennaio 2025 sono entrati in vigore diversi obblighi in capo ai possessori di immobili in affitto breve e turistico. Il più noto, il codice identificativo, era già previsto da tempo nelle diverse legislazioni regionali, ma la sua applicazione era stata sporadica, evidenziando il boicottaggio praticato dai portali specializzati negli affitti turistici. Proprio il maggiore di loro, Airbnb, nel corso del 2023, aveva subito un maxi-sequestro di 779 milioni di euro, negoziando successivamente con l’Agenzia delle Entrate una sanzione di 576 milioni. La filiale italiana dell’azienda di San Francisco non aveva operato negli anni come sostituto d’imposta per i propri host, evadendo secondo le accuse enormi cifre di denaro. La normativa entrata in vigore ad inizio 2025, da più parti giudicata insufficiente, nonostante tutto, sembra aver modificato in modo importante un settore che aveva conosciuto una crescita esponenziale, basata su irregolarità diffuse.
CIN, cos’è successo?
Dal punto di vista dell’adozione del Codice Identificativo Nazionale, il CIN, nato per migliorare l’approccio alla regolarità di questo mondo, è innegabile il risultato positivo. Secondo il Ministero del Turismo a metà dicembre 2024, a pochi giorni dall’avvio delle sanzioni, erano soltanto il 52% le strutture turistiche dotate di CIN; al 14 aprile sono l’86%, con un ulteriore 1,8% di pratiche che hanno in corso la verifica amministrativa. Questi numeri comprendono tutte le strutture turistiche, comprese quelle che offrono altri servizi, oltre al pernottamento (alberghi, pensioni, B&B), settori dove l’adozione del CIN è vicina alla totalità. Si può quindi ipotizzare che oggi circa l’80% degli appartamenti e camere in affitto turistico/breve abbia il CIN. Al 20% che ne è privo va aggiunta l’area, non piccola, di chi continua ad operare in nero. Tenuto conto dei dati che emergono, dai controlli che vengono effettuati, si può definire realistica la valutazione che in Italia, ad oggi, almeno un terzo degli affitti turistici/brevi sia ignoto al Fisco. Un dato che, per le camere in affitto, supera il 50%.
Non sono disponibili dati comunali sul CIN, ma provinciali. Il dato peggiore è quello di Firenze, dove gli appartamenti e camere in affitto breve con il CIN sono stimabili attorno al 70%, mentre Napoli si posiziona sopra l’85%.