Nell’approfondimento di oggi ci occupiamo di prezzi al consumo, partendo dagli ultimi dati Istat sull’inflazione per poi analizzare alcune rilevazioni effettuate da istituzioni ufficiali e associazioni dei consumatori: dalle stime sulla ricchezza media delle famiglie al costo dei conti correnti,

Cominciamo con i dati Istat e le stime sull’inflazione di gennaio. L’inflazione aumenta dello 0,3% su base mensile e dello 0,8% su base annua, facendo registrare un rimbalzo rispetto allo 0,6% del mese di dicembre. Torna a salire il carrello della spesa che segna più 5,4%. I prezzi di prodotti alimentari e bevande analcoliche registrano un aumento su base annua del 5,9%, molto al di sopra dell’indice generale dell’inflazione. Dati che allarmano le associazioni dei consumatori che sottolineano come i prezzi siano tornati a salire. Significa un esborso aggiuntivo annuale per le famiglie stimato in centinaia di euro.

Segnaliamo anche l’aggiornamento del paniere della spesa effettuato da Istat, come consuetudine di ogni mese di gennaio. Nel paniere Istat 2024 entrano il pasto all you can eat, la lampadina smart, il pavimento laminato e l’apparecchio per la deumidificazione e purificazione dell’aria, inseriti per rappresentare i cambiamenti nelle abitudini di spesa. Entrano, per migliorare la rappresentatività del paniere, il corso di acquagym, il corso di calcio, calcetto, tennis o padel, il corso di formazione artistico-culturale, la piastra per capelli. Altre voci escono dal paniere e per il 2024 si tratta di e-book reader, dispositivo per il tracking delle funzioni vitali, tagliacapelli elettrico e regolabarba elettrico. Per questi, l’uscita dal paniere è determinata da criteri connessi, o dal calo delle spese sostenute dalle famiglie o alla ridotta rappresentatività, rispetto ad altri prodotti. Anche quest’anno l’aggiornamento del paniere Istat è oggetto di valutazioni e considerazioni da parte delle associazioni dei consumatori: il sito Helpconsumatori.it ne riporta alcune.

Passiamo all’analisi e alle presentazione di alcune indagini sui prezzi al consumo di determinati beni e servizi, iniziando dall’indagine sul costo dei conti correnti nel 2022 effettuata dalla Banca d’Italia.

Nel 2022 la spesa per la gestione di un conto corrente è cresciuta di 9,3 euro rispetto al 2021, raggiungendo l’importo di 104 euro. La variazione della spesa è legata alla crescita sia delle spese fisse sia di quelle variabili, che hanno contribuito rispettivamente per il 63,4 e per il 36,6 per cento all’aumento complessivo. L’apporto più significativo è attribuibile alle spese fisse e in particolare ai canoni; le spese variabili sono cresciute sia per effetto della maggiore operatività della clientela sia per l’aumento dei costi delle operazioni. La crescita della spesa dei conti correnti online è stata molto meno pronunciata e pari a 0,7 euro, raggiungendo l’importo di 33,7 euro; la spesa di gestione dei conti postali è passata da 58,0 a 59,6 euro. La commissione per la messa a disposizione dei fondi (MDF) applicata nei contratti di apertura di credito in conto corrente è rimasta invariata e pari all’1,7 per cento del credito accordato; la commissione unitaria di istruttoria veloce (CIV), applicata sugli sconfinamenti e sugli scoperti di conto corrente, è lievemente diminuita da 16,9 a 16,4 euro.

Istituti di credito innovativi, i più apprezzati. Secondo un’indagine sui conti correnti, realizzata da Altroconsumo nel 2023, gli istituti di credito più utilizzati sono quelli innovativi (spesso perché più convenienti). Mentre i meno scelti sono i colossi bancari, i costi e le commissioni non convincono i clienti. Altroconsumo ha analizzato, inoltre, i foglietti FID (Fee information document – documento informativo delle spese) di 19 banche scelte da operatori tradizioni e quelli online, confrontando gli Icc (Indicatori di costo complessivo) di giovani, famiglie e pensionati. Dall’analisi, l’organizzazione dei consumatori, nota che a subire i danni più consistenti sono i conti correnti dei pensionati (con un +5%) e delle famiglie (con +4%).

Vediamo le stime sulla ricchezza netta delle famiglie, elaborate da Istat e Banca d’Italia. Le stime consentono una lettura integrata delle attività patrimoniali detenute dai settori istituzionali e della loro evoluzione nel tempo, anche nel confronto con altre economie avanzate. Alla fine del 2022 la ricchezza netta delle famiglie italiane è stata pari a 10.421 miliardi di euro. Rispetto al 2021 è diminuita dell’1,7% in termini nominali, dopo tre anni di crescita; il calo in termini reali, usando come deflatore l’indice dei prezzi al consumo, è stato più marcato (-12,5%). Il rapporto tra la ricchezza netta e il reddito lordo disponibile è sceso da 8,7 a 8,1, tornando ai livelli del 2005. L’aumento delle attività non finanziarie nel 2022 (+2,1%) ha riflesso soprattutto quello del valore delle abitazioni, che ha registrato il più elevato tasso di crescita dal 2009; il peso di questa componente sul totale della ricchezza lorda ha raggiunto il 46,3%. Le attività finanziarie si sono contratte del 5,2%, principalmente per effetto della riduzione del valore delle azioni e degli strumenti del risparmio gestito. Dopo circa un decennio sono tornati a crescere i titoli di debito detenuti dalle famiglie, in buona parte emessi dalle amministrazioni pubbliche, mentre l’aumento dei depositi è stato contenuto, dopo il forte accumulo osservato nel triennio precedente. La crescita delle passività finanziarie (+2,8%) è riconducibile soprattutto alla componente dei prestiti.

UNC: la casa non basta a mantenere la ricchezza. “Dati drammatici”, è il commento dell’Unione Nazionale Consumatori davanti alla discesa della ricchezza netta delle famiglie fotografata da Istat e Banca d’Italia. “Si tratta di un crollo molto preoccupante e allarmante – sostiene l’associazione – Gli italiani si impoveriscono sempre più e il fatto di essere proprietari della loro abitazione non è più sufficiente come una volta per mantenere stabile la loro ricchezza, che scende anche in rapporto al reddito disponibile, reddito già insufficiente per far fronte all’aumento del costo della vita e all’inflazione galoppante”.

Presentiamo anche alcune rilevazioni effettuate dalle associazioni dei consumatori e in particolare dall’Osservatorio Nazionale Federconsumatori

Settimana bianca: insieme alla neve, fioccano i rincari (Osservatorio Nazionale Federconsumatori). Per trascorrere la settimana bianca una famiglia di 4 persone spenderà mediamente 7.104,96 euro, +11% rispetto al 2023.

Carnevale: le spese tra maschere, coriandoli e dolci tipici (Osservatorio Nazionale Federconsumatori). I costi aumentano mediamente del +5% rispetto allo scorso anno. Per risparmiare si dà sempre più spazio alla creatività e al fai da te.

San Valentino: l’amore ai tempi dei rincari (Osservatorio Nazionale Federconsumatori). Per i regali, nel 2024 le coppie devono fare i conti con aumenti medi del +8%.

Caro bar: il mattino ha l’oro in bocca (Osservatorio Nazionale Federconsumatori). Dal caffè al cappuccino, anche nel 2024 si rilevano nuovi aumenti, da nord a sud, per la colazione al bar.

Benzina: nuova ondata di rialzi per i carburanti (Osservatorio Nazionale Federconsumatori). Sovrapprezzo di +8 centesimi per la benzina e +19 centesimi per il diesel.