Nell’approfondimento odierno torniamo a parlare di truffe pubblicando l’articolo del sito Helpconsumatori.it che fornisce consigli utili per difendersi da phishing e ransomware.

Le aziende italiane si trovano sotto assedio: nel 2025 il cybercrime ha raggiunto livelli senza precedenti, con il nostro Paese che subisce il 10% degli attacchi globali nonostante rappresenti appena l’1% del PIL mondiale.

Il phishing e i ransomware dominano il panorama delle minacce digitali, causando danni per 59.000 euro in media a ogni PMI colpita e mettendo a rischio la sopravvivenza stessa delle organizzazioni. La difesa richiede un approccio integrato che combini tecnologie avanzate, monitoraggio H24 degli eventi informatici tramite Security Operation Center, formazione continua del personale e una solida strategia di resilienza informatica.

Phishing e ransomware nel 2025: l’evoluzione delle minacce che paralizzano le aziende italiane

Il panorama delle minacce informatiche nel 2025 presenta uno scenario allarmante: secondo il Rapporto Clusit, gli attacchi in Italia sono cresciuti del 35% nell’ultimo anno, con il phishing che rappresenta il 31% degli incidenti nelle PMI e i ransomware che registrano il 10% degli attacchi alle piccole e medie imprese.

Le tecniche di attacco si sono evolute drammaticamente, passando dal semplice phishing via email a sofisticate strategie di ingegneria sociale che sfruttano l’intelligenza artificiale per creare messaggi personalizzati e deepfake vocali praticamente indistinguibili dalla realtà, rendendo sempre più difficile per i dipendenti riconoscere le minacce.

Il modello Ransomware as a Service (RaaS) ha trasformato il cybercrime in un’industria organizzata, dove piattaforme come Hive e Conti offrono strumenti professionali che permettono anche a criminali con competenze tecniche limitate di lanciare attacchi devastanti, utilizzando la tecnica della doppia estorsione che combina la cifratura dei dati con la loro esfiltrazione.

Le Piccole e Medie Imprese (PMI) italiane continuano a essere uno dei bersagli preferiti dai criminali informatici. La scarsa disponibilità di budget e competenze interne dedicate alla sicurezza le rende particolarmente esposte, mettendo in evidenza la necessità di investire in strategie di difesa efficaci.

Secondo il Rapporto Clusit 2025, il 37,8% delle PMI intervistate ha dichiarato di aver subito almeno un attacco informatico nell’ultimo anno. I comparti più colpiti risultano:

  • Manifatturiero (25,7%)
  • Alimentare, ricettivo e turistico (17,8%)
  • Servizi professionali, scientifici e tecnici (17%)

Nel settore manifatturiero, le infrastrutture datate e l’uso di dispositivi IoT industriali rappresentano vulnerabilità facilmente sfruttabili dai cybercriminali. Le aziende che operano in ambito alimentare, ricettivo e turistico, invece, sono particolarmente attrattive perché gestiscono un elevato numero di dati sensibili dei clienti, inclusi dati personali e informazioni di pagamento. Infine, le realtà che offrono servizi professionali e tecnici diventano bersagli frequenti a causa della natura riservata delle informazioni trattate, molto preziose per gli hacker.

Riconoscere e neutralizzare gli attacchi phishing: dalle email fraudolente ai QR code malevoli

L’evoluzione del phishing nel 2025 ha portato all’emergere di tecniche sempre più sofisticate: lo spear phishing utilizza informazioni personali rubate dai social media per creare messaggi altamente personalizzati, mentre il whaling prende di mira specificamente i dirigenti aziendali con comunicazioni che sembrano provenire da partner commerciali o autorità governative.

Il vishing (phishing vocale) rappresenta ora il 60% dei casi di phishing, sfruttando tecnologie di clonazione vocale basate su AI per impersonare colleghi o superiori e richiedere trasferimenti urgenti di fondi o credenziali di accesso, mentre il quishing attraverso QR code malevoli ha registrato un incremento del 587%, approfittando della fiducia degli utenti verso questa tecnologia apparentemente innocua.

I segnali di allarme includono errori grammaticali, richieste con senso di urgenza eccessivo, indirizzi email sospetti che imitano domini legittimi con piccole variazioni, link che reindirizzano a siti web non sicuri privi di certificato HTTPS, e richieste inusuali di informazioni sensibili o credenziali che le aziende legittime non chiederebbero mai via email.

Una prima difesa efficace richiede l’implementazione di filtri anti-phishing avanzati basati su machine learning, l’adozione dell’autenticazione multi-fattore (MFA) per tutti gli account aziendali, l’utilizzo di tecnologie di sandboxing per analizzare allegati sospetti in ambiente isolato, e soprattutto la creazione di una cultura della segnalazione dove i dipendenti si sentano incoraggiati a riportare email dubbie senza timore di conseguenze.

Tuttavia, complice la maggiore sofisticatezza degli attacchi, ciò non è sufficiente per proteggere le aziende: si rende necessaria l’adozione di servizi gestiti di cyber security, perché la maggior parte delle PMI non dispone di risorse interne (personale, tempo, budget) e tecnologia per garantire una protezione continua. Attraverso un modello Security as a Service, le imprese possono contare su team di cyber esperti esterni, con Security Operation Center attivo 24/7, riducendo i rischi e alleggerendo il carico gestionale interno.

Strategie di difesa contro il ransomware

La difesa contro i ransomware nel 2025 si basa sulla regola del backup 3-2-1-1, un’evoluzione del tradizionale approccio che prevede 3 copie dei dati su 2 supporti diversi, con almeno 1 copia offsite e crucialmente 1 copia immutabile o air-gapped, impossibile da modificare o cifrare anche in caso di compromissione totale della rete aziendale.

La segmentazione della rete secondo principi Zero Trust, combinata con sistemi di Endpoint Detection and Response (EDR) e monitoraggio continuo delle anomalie comportamentali anche grazie a un Security Operation Center attivo H24, 7 giorni su 7, permette di identificare e contenere rapidamente le infezioni prima che si propaghino, mentre il patch management rigoroso elimina le vulnerabilità sfruttate nel 90% degli attacchi basati su falle note.

Un piano di gestione post attacco informatico deve prevedere procedure chiare per l’isolamento immediato dei sistemi infetti, la notifica alle autorità competenti come la Polizia Postale, l’attivazione del disaster recovery con test regolari di ripristino che garantiscano il rispetto degli RTO (Recovery Time Objective) e RPO (Recovery Point Objective) aziendali, ricordando sempre che pagare il riscatto non solo è sconsigliato ma espone l’azienda all’80% di probabilità di subire un secondo attacco.

Formazione del personale e tecnologie di protezione: costruire una cultura della sicurezza aziendale

La formazione sulla security awareness rappresenta il pilastro fondamentale della difesa aziendale, considerando che il 50% dei dipendenti non sa riconoscere email di phishing e che ogni giorno vengono inviate 3,4 miliardi di email fraudolente a livello globale, rendendo statisticamente inevitabile che prima o poi qualcuno nell’organizzazione cada nella trappola. I programmi di simulazione di attacchi phishing implementati attraverso piattaforme specializzate permettono di testare regolarmente la preparazione del personale con campagne personalizzate che riproducono le tecniche più recenti, fornendo feedback immediato e formazione mirata a chi cade nelle simulazioni.

L’approccio formativo deve essere continuo e gamificato, con sessioni settimanali brevi ma frequenti che mantengano alta l’attenzione, competizioni tra dipartimenti che stimolino l’engagement, e contenuti sempre aggiornati che riflettano le ultime tendenze del cybercrime, integrando esempi reali di attacchi subiti da aziende simili per rendere tangibile il rischio. La combinazione di fattore umano addestrato e tecnologie di protezione avanzate come sistemi di threat intelligence, analisi comportamentale basata su AI, sandbox automatizzate per l’analisi di file sospetti e integrazione con SIEM per la correlazione degli eventi, crea un ecosistema di sicurezza resiliente dove ogni dipendente diventa una sentinella attiva nella protezione del patrimonio informativo aziendale, trasformando quello che tradizionalmente è considerato l’anello debole nella prima e più efficace linea di difesa.

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