Torna il consueto approfondimento dedicato a prezzi e tariffe, con i dati rilasciati da Istat sull’inflazione a ottobre (consultabili anche nella nostra sezione Osservaprezzi), le comunicazioni di Arera sugli aggiornamenti delle condizioni del Servizio di Tutela della vulnerabilità gas per ottobre, le rilevazioni delle associazioni dei consumatori sui costi dello skipass e dei prodotti alimentari.

A ottobre 2025 l’inflazione rallenta sensibilmente, scendendo a +1,2% (leggermente al di sotto del valore di fine 2024). La decelerazione risente del marcato ridimensionamento del ritmo di crescita dei prezzi degli Alimentari non lavorati (+1,9% da +4,8%) e del calo di quelli degli Energetici regolamentati (-0,5% da +13,9% a settembre). In rallentamento la crescita su base annua dei prezzi del “carrello della spesa” (+2,1% da +3,1%) e dell’inflazione di fondo (+1,9% da +2,0%). Il tasso di inflazione acquisito a ottobre si attesta al +1,6%.

La diminuzione del carrello della spesa è un dato positivo ma sempre Istat, nella Nota sull’andamento dell’Economia italiana, ricorda che da ottobre 2021 a ottobre 2025 i prezzi dei beni alimentari in Italia sono aumentati del 24,9%, un incremento superiore di quasi 8 punti percentuali rispetto a quanto evidenziato nello stesso periodo dall’indice generale dei prezzi al consumo (+17,3%). Alla forte crescita negli anni 2022-2023 ha contribuito lo shock sui listini dell’energia, che ha colpito in misura rilevante il settore degli alimentari non lavorati, sia in modo diretto, dato il rilevante peso degli input energetici, sia in modo indiretto, alimentando l’incremento del prezzo di importanti prodotti intermedi, come i fertilizzanti. Negli ultimi due anni, la dinamica di crescita è stata più contenuta e, in parte, sostenuta dal recupero dei margini di profitto delle imprese del settore agricolo.

Sempre dai dati Istat, se l’inflazione generale è in calo i prezzi di diverse voci alimentari a ottobre 2025 registrano rialzi consistenti su base annua: la carne bovina aumenta dell’8%, i formaggi dell’8,2%, le uova del 7,4%, mentre cacao, caffè e cioccolato segnano rialzi a doppia cifra. Il cacao rincara del 21,9%, il caffè del 20,6%. Per il Codacons “il tasso medio di inflazione scende in Italia grazie ai ribassi registrati per i beni energetici, ma per altri comparti, come alimentari e ristorazione, i prezzi ad ottobre registrano ancora sensibili rialzi, con effetti diretti sulle tasche dei consumatori”. Secondo l’Unione Nazionale Consumatori un’inflazione all’1,2% significa che una famiglia con due figli spende in media 548 euro in più su base annua, dei quali oltre 200 per il cibo. Per una coppia con due figli si tratta comunque di una stangata pari a 432 euro su base annua. Inoltre, ben 232 euro in più se ne vanno solo per i Prodotti alimentari e le bevande analcoliche. Per una coppia con 1 figlio, la spesa aggiuntiva annua totale è pari a 371 euro, ma 203 euro sono soltanto per cibo e bevande.

Nei giorni scorsi è stato pubblicato il Rapporto 2025 dell’Osservatorio Prezzi e Tariffe di Cittadinanzattiva, un’indagine che ha interessato le tariffe rifiuti applicate in tutti i capoluoghi di provincia italiani nel 2024, e ha preso come riferimento una famiglia tipo composta da 3 persone ed una casa di proprietà di 100 metri quadri.

Nel 2025, la spesa media nazionale per la gestione dei rifiuti urbani è pari a 340 euro all’anno, in aumento del 3,3% rispetto al 2024 (329 euro). Le tariffe crescono – in misura differente – in tutte le regioni, ad eccezione di Molise, Valle d’Aosta e Sardegna, e in ben 95 dei 110 capoluoghi di provincia.

In crescita ovunque anche la raccolta differenziata, che nel 2023 si attesta al 66,6% dei rifiuti prodotti (era il 65,2% nel 2022). Restano marcate le differenze territoriali, con il Nord dove la spesa media si attesta sui 290 euro l’anno e una raccolta differenziata che raggiunge il 73% dei rifiuti prodotti; segue il Centro dove le famiglie spendono in media 364 euro, mentre si differenzia il 62% dei rifiuti; sempre fanalino di coda il Sud con una spesa media di 385 euro l’anno e una raccolta differenziata ferma al 59%.

Le regioni più economiche sono il Trentino-Alto Adige (224 €), la Lombardia (262 €) e il Veneto (290 €), mentre le più costose restano la Puglia (445 €), la Campania (418 €) e la Sicilia (402 €). Catania è il capoluogo di provincia dove si spende di più, 602 euro; Cremona quello più economico con 196 euro.

Con l’arrivo della prima neve sono state pubblicate anche le prime rilevazioni delle associazioni dei consumatori sui costi della settimana bianca. Assoutenti ha messo a confronto i costi degli skipass sia giornalieri sia stagionali per diverse località sciistiche rinomate. Aumentano sia gli stagionali sia i giornalieri già rispetto al 2024, ma il rincaro diventa molto più marcato se confrontato con i prezzi del 2021. Ulteriori rincari si prospettano, anche per questa stagione, per strutture ricettive e ristoranti.

I prezzi crescono sia per gli abbonamenti stagionali, sia per il biglietto giornaliero. Per un biglietto giornaliero si spendono dai 58 euro di La Thuile, uno dei più rinomati comprensori sciistici della Valle d’Aosta, ai 72 euro di Livigno, arrivando agli 86 euro degli impianti Dolomiti Superski.

Per gli abbonamenti stagionali la spesa varia dai 965 euro ad adulto di Livigno ai 1.788 euro della formula Valle d’Aosta+Zermatt passando per i 970 euro del Dolomiti Superski-stagionale (prevendita fino al 24.12) e di 1250 euro per Vialattea internazionale (Sestriere ecc.) stagionale.

A Livigno il biglietto dello skipass per un adulto, in alta stagione, aumenta del +8,3% rispetto allo scorso anno, +4,8% al Sestriere e sugli impianti della Vialattea, +4,5% presso il comprensorio del Civetta, +3,6% negli impianti Dolomiti Superski e in quelli di La Thuile, +3,3% a Cervinia, +3% a Courmayeur. L’abbonamento stagionale rincara del +3,8% negli impianti della Valle d’Aosta, +2,6% sulle Dolomiti e al Civetta, +1% a Livigno. Se però si confrontano le tariffe della stagione invernale 2025/2026 con quelle del 2021/2022 si scopre che i rincari degli skipass possono arrivare a sfiorare il +40%.

Chiudiamo la rassegna con la comunicazione da parte di Arera del valore della materia prima del Servizio di tutela della vulnerabilità gas per il mese di ottobre: il prezzo di riferimento del gas per il nuovo cliente tipo è pari a 105,25 centesimi di euro per metro cubo (-1,2% su settembre).