Nell’approfondimento di oggi facciamo il punto sulle ultime rilevazioni delle associazioni dei consumatori in materia di rincari su vari aspetti della vita quotidiana.

Cominciamo dal cosiddetto “caro-bimbo”: mantenere un bambino nel 1° anno di vita diventa sempre più difficile (e costoso). Anche quest’anno l’O.N.F. – Osservatorio Nazionale Federconsumatori ha aggiornato il monitoraggio sui costi per mantenere un bambino nel primo anno di vita. Dallo studio emerge che il costo complessivo per mantenere un bambino nei suoi primi 12 mesi di vita varia da un minimo di 7.431,58 euro fino ad un massimo di 17.585,78 euro. Rispetto al 2023, mediamente, si registra un aumento complessivo del +5% per i costi minimi e del +3% per i costi massimi.

L’Osservatorio Nazionale Federconsumatori ha anche monitorato i costi di trasporti e servizi durante il ponte del 25 aprile e quello del 1° maggio: le differenze di costo rispetto a una qualunque settimana di maggio sono rilevanti. Per chi parte in occasione del 25 aprile, il rincaro medio sui voli nazionali è del +116%. Arriva addirittura al +120% per i voli verso le capitali europee. Non va meglio per chi sceglie di viaggiare in pullman (+48%) e in treno (+28%). Più contenuti i rincari degli hotel (+5%) e dei ristoranti (+4%). Per chi parte in occasione del 1° maggio, l’aumento per i voli nazionali si attesta al +58%, mentre registra un rincaro del +14% il costo medio verso le capitali europee. Per chi viaggia in pullman l’aumento è del +22%, mentre si ferma al +4% il rincaro per chi sceglie il treno. Anche in questo caso si rivelano meno esosi, ma comunque degni di nota, i rincari degli hotel (+4%) e dei ristoranti (+6%). Chi partirà in auto, poi, dovrà fare i conti con i costi alle stelle dei carburanti (che presto, nella stagione estiva, saranno aggravati anche dagli aumenti del Telepass). Alla luce di tutti questi rincari, la maggior parte delle famiglie in partenza cercherà di contenere le spese, optando per soggiorni presso amici o parenti, pranzi in agriturismi, pic nic e soluzioni di trasposto low cost (condivisione di passaggi auto, pullman o prenotando con largo anticipo il proprio biglietto).

In materia di prodotti alimentari la Commissione di allerta prezzi riunita al Mimit ha lanciato nel mese di aprile un progetto di monitoraggio sulla formazione dei prezzi lungo la filiera agroalimentare che riguarderà diversi prodotti. Il progetto sarà realizzato in collaborazione con ISMEA, Unioncamere-BMTI e ISTAT. I Consumatori sottolineano i “rincari astronomici” che si sono abbattuti sui prodotti alimentari dal 2019 a oggi. Nel periodo febbraio 2019/febbraio 2024 i prezzi al dettaglio dell’olio extravergine d’oliva sono rincarati in Italia dell’81,1%, la pasta secca è aumentata del 35,6%, le uova del 25,7%, la passata di pomodoro del 41,9%, le mele del 21,1% e il latte fresco del 21,5%. I prezzi dei prodotti non sono tornati ai livelli precedente quando i fattori di crisi sui listini si sono attenuati.

Anche il prezzo della benzina continua a salire e ha raggiunto i massimi degli ultimi sei mesi, col self service che supera 1,9 euro al litro e il servito superiore ai 2 euro. Il caro carburanti pesa sulle gite fuori porta di questo periodo e sui ponti di primavera, e ovviamente anche sui trasporti quotidiani. Per il Codacons “il rally dei carburanti, con i prezzi alla pompa che continuano a salire senza sosta, porta oggi un pieno di benzina a costare oltre 7 euro in più da inizio anno”. Prosegue l’associazione: “Rispetto ai listini praticati nell’ultima settimana di dicembre 2023 oggi un litro di benzina in modalità self costa in media l’8,3% in più, mentre il gasolio è rincarato di circa il 5%. Questo significa che per un pieno di verde la spesa sale di 7,3 euro, che equivalgono a +176 euro annui ad automobilista ipotizzando due pieni al mese. Adoc condivide l’analisi e lancia un appello ad agire al più presto.

L’ultima rilevazione che presentiamo è relativa al caro-caffè. Da qualche giorno risuonano gli allarmi sul probabile rincaro del classico espresso al bar, e non solo, a causa del recente boom delle quotazioni delle materie prime, il caffè e – per altro verso – il cacao. Il Codacons ha monitorato l’andamento delle quotazioni negli ultimi mesi e segnala rincari del 154% da gennaio ad aprile per il cacao e aumenti meno consistenti, ma comunque di rilievo, per i prezzi di arabica e robusta. Nel dettaglio, spiega l’associazione, all’inizio di gennaio il prezzo del cacao era pari a circa 4.250 dollari la tonnellata, mentre il 24 aprile le quotazioni sui mercati avevano raggiunto quota 10.800 dollari, con un incremento del +154% da inizio anno. Trend analogo – prosegue l’associazione – si registra per il caffè, con il Robusta che è passato dai 2.800 dollari la tonnellata dello scorso gennaio ai 4.250 dollari del 24 aprile, segnando un +51,8%, mentre l’Arabica nello stesso periodo sale da 190 a 224 centesimi alla libbra (+18%). Queste quotazioni rischiano di ripercuotersi in rincari a raffica sui molti alimenti a base di cacao e caffè. Per questo comparto nel suo insieme, spiega il Codacons, gli italiani spendono oltre 10,2 miliardi di euro all’anno, pari a circa 392 euro a famiglia. Intanto in tre anni il prezzo medio della tazzina di caffè al bar è già rincarato del 15%, stima Assoutenti. L’associazione ha messo a confronto il prezzo della tazzina di caffè al bar nel 2021 e quest’anno e segnala che oggi il prezzo medio si attesta a 1,18 euro nelle principali città italiane. “Solo 3 anni fa, nel 2021, il costo medio dell’espresso era di 1,03 euro: questo significa – spiega Assoutenti – che gli italiani hanno già subito un aumento del 14,9% per quella che è una tradizione quotidiana irrinunciabile per milioni di cittadini”.